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Le teorie della giustizia sociale e il
problema della cura secondo Martha Nussbaum
Si deve soprattutto all'opera del filosofo americano John Rawls se la teoria
normativa della giustizia sociale sia divenuta il punto focale della filosofia
politica contemporanea. Una delle premesse del ragionamento rawlsiano sulla
giustizia riguarda la concezione della persona: per Rawls, come per molti altri
filosofi contemporanei, la struttura fondamentale della società giusta deve
essere il risultato di un accordo stipulato tra individui che sono per loro
natura "liberi, eguali ed indipendenti", secondo la celeberrima
descrizione che ne dava già Locke nel Secondo
trattato sul governo alla fine del Seicento.
Una teoria della società che consideri le persone libere, eguali
ed indipendenti è valida nei casi normali, cioè può essere applicata quando
tratta delle relazioni tra individui che sono in grado di stabilire tra di loro
rapporti paritari e simmetrici. Essa si
presta perciò a pensare la struttura fondamentale della società a condizione
che essa sia costituita di soli individui adulti, autonomi, che abbiano le
capacità di badare pienamente a se stessi o, almeno, che non si trovino in
condizioni di estrema dipendenza dalla cura e dall'assistenza di altri.
Qualcuno potrebbe obiettare però che nella vita reale le cose non
stanno proprio così o, quantomeno, che non stanno sempre così.
Nessuno nega che una teoria della società giusta debba essere in
grado di esaminare anche le situazioni nelle quali i rapporti tra le persone
non siano paritari e simmetrici, allorché ad esempio una delle parti abbisogna
di cure particolari. Rawls sostiene tuttavia che a questi problemi la teoria
dovrà dedicarsi soltanto in una fase successiva, quando avrà già dato buona
prova di sé nella risoluzione dei casi normali. Soltanto a quel punto la teoria
sarà pronta per affrontare le questioni speciali, quelle che riguardano quella
parte dell'umanità che non è ancora o non è più o non sarà mai indipendente
dagli altri.
Non è di questo parere Martha Nussbaum, una
delle voci più profonde ed impegnate della filosofia femminista contemporanea.
L'illustre filosofa americana ritiene infatti che qualsiasi teoria della
giustizia abbia bisogno di considerare adeguatamente questi problemi sin
dall'inizio, includendo nel proprio nucleo fondamentale anche le condizioni di
bisogno, di dipendenza e di cura che caratterizzano alcune fasi importanti di
ogni vita umana e che, per taluni di noi,
persistono lungo l'arco dell'intera esistenza. In questi casi le teorie
della giustizia in voga nella filosofia politica contemporanea non funzionano,
in quanto esse ignorano l'esperienza della dipendenza nella vita umana o quanto
meno la considerano marginale.
Secondo Martha Nussbaum occorre formulare una teoria della
giustizia che includa nel proprio nucleo normativo fondamentale il problema
della cura.
La questione della cura richiede pertanto che la concezione
politica della persona che è alla base delle teorie della giustizia sia
modificata; occorre abbandonare il modello di matrice lockiana e kantiana
dell'individuo libero, eguale ed indipendente e sostituirlo con un modello di
stampo aristotelico che consideri la persona umana "come un essere dotato
tanto di capacità quanto di bisogni". Secondo la filosofa americana la
persona umana è caratterizzata infatti tanto dalla capacità razionale di
guidare dall'interno la propria vita e di compiere scelte autonome quanto da
una condizione materiale e sociale di bisogno. Una società giusta non ignora i
bisogni di cura: essa elargisce le cure
necessarie a chi ne ha bisogno e considera adeguatamente l'onere che grava
sulle persone che provvedono a dispensarle.
Il contributo di Martha Nussbaum ci appare particolarmente allettante
nell'esame e nella risoluzione di alcune questioni fin qui considerate
marginali dalle teorie della giustizia: questioni che toccano ad esempio la
cura dei neonati, dei bambini, degli anziani, dei malati e dei disabili. La
loro peculiare vulnerabilità non può essere ignorata da una teoria completa
della giustizia sociale. "Il genere di reciprocità in cui gli individui
sono coinvolti ha i suoi periodi di simmetria, ma anche, e necessariamente, i
suoi periodi di asimmetria più o meno acuta", osserva la filosofa. Perciò
la cura costituisce un bene fondamentale che deve essere dispensato a chiunque
viva temporaneamente o durevolmente in condizioni di dipendenza.
Si prenda il caso dell'educazione dei bambini: la teoria della società giusta deve considerare d'un lato la libertà dei genitori di poter condurre la loro vita a proprio modo e di perseguire liberamente la loro concezione del bene; d'altra parte però i bambini non debbono neppure essere dei meri ostaggi della famiglia nella quale sono cresciuti. Una teoria della giustizia deve pertanto farsi carico del diritto di questi bambini di disporre di un futuro aperto e di eque opportunità di scelta nel corso della loro esistenza. D'un lato vi è il diritto dei genitori di perseguire il proprio ideale di vita buona; dall'altra vi è il dovere dello Stato di impedire che i bambini, membri vulnerabili della famiglia e particolarmente bisognosi di cura, siano posti sotto un potere tirannico che limiti eccessivamente la libertà e le opportunità di scelta nella loro vita futura. "La tensione che risulta da questo duplice principio - scrive Martha Nussbaum nelle pagine conclusive di questo aureo volume ("Giustizia sociale e dignità umana.", Il Mulino, Bologna 2002, pp. 149) - costituisce il nucleo del liberalismo: si tratta però di una tensione valida e produttiva, che non dimostra affatto confusione o insuccesso morale. In generale, la tensione presente in una teoria non prova necessariamente che questa sia difettosa; può essere semplicemente la dimostrazione che si trova in contatto con le difficoltà della vita" .