RASSEGNA STAMPA


27 OTTOBRE 2002

 

ARMANDO MASSARENTI

Eguaglianza senza conformismo

Ronald Dworkin, John Rawls e Amartya Sen protagonisti del dibattito sull'equità distributiva

L'edizione italiana di Virtù sovrana di Ronald Dworkin ha per sottotitolo «Teoria dell'eguaglianza» e non, come nell'originale, «Teoria e pratica dell'eguaglianza».  E vero che gli autori che, come Dworkin, si sono occupati in maniera innovativa del problema dell'eguaglianza hanno saputo dare il meglio di sé grazie a una notevole capacità di astrazione.  In questo senso, certo si tratta di teorie.  Ma quell'omissione non si giustifica perché è proprio sulla valutazione della loro portata pratica che si misurano autori come Amartya Sen, Martha Nussbaum, John Rawls e lo stesso Dworkin.  Prendiamo dunque un semplice problema pratico.  Una signora non riesce più a occuparsi personalmente del proprio giardino e decide di assumere una persona.  Ha di fronte a sé tre possibili candidati, equivalenti dal punto di vista della cura del giardino, che per quel lavoro percepirebbero una paga uguale.  Il primo candidato è il più povero di tutti, dunque le parrebbe abbastanza naturale - anzi, più giusto - scegliere proprio lui, aiutando così, cristianamente, «il più povero tra i poveri».  Ma la nostra signora è un tipo riflessivo, e non si ferma alla prima idea che le viene in testa.  Il secondo candidato, pur essendo meno povero degli altri due, è caduto in povertà di recente, ed è quindi assai più infelice degli altri, i quali sono da molto tempo abituati alla povertà, ci hanno fatto il callo, e sono dunque meno infelici.  Eliminare l'infelicità è certamente una cosa importante, forse la più importante. Dunque parrebbe giusto orientarsi sul secondo candidato. Ma come stanno le cose con il terzo candidato?  Ebbene, si scopre che, pur essendo il meno povero, è afflitto da una malattia alla quale è completamente assuefatto.  Se avesse quel lavoro potrebbe finalmente curarsi, migliorando notevolmente la propria «qualità della vita».  E se fosse proprio quest'ultimo - anziché quello del reddito e quello della felicità - il criterio migliore per scegliere?

E' facile capire, affrontando riflessivamente situazioni di questo genere, che le perplessità aumentano.  La situazione appena descritta - che abbiamo preso da Sen, adattandola leggermente - rappresenta efficacemente alcune teorie redistributive.  L'eguaglianza può essere vista in termini di reddito (così in genere ragionano gli economisti), in termini di felicità o di utilità (come vorrebbero gli utilitaristi) o in termini di «qualità della vita» (come vorrebbero Sen e Martha Nussbaum), la quale pone l'accento sulla capacità che hanno gli individui di scegliere il tipo di vita che hanno motivo di apprezzare.  Quest'ultima teoria è in competizione con quelle di Rawls e di Dworkin nel cercare di risolvere alcuni problemi posti dalle altre due.  La mera eguaglianza di reddito infatti non elimina le differenze determinate dalla situazione di partenza.  L'eguaglianza di felicità o di benessere può essere falsata dalla enorme adattabilità degli esseri umani, che per essere felici possono modificare le proprie preferenze adattandole a circostanze non favorevoli.  Dworkin suggerisce piuttosto di ragionare in termini di eguaglianza di «risorse».  In questo si potrà dare a ciascuno la possibilità di perseguire fini diversi, eliminando l'esigenza di dover adattare le proprie preferenze alle circostanze o di fare buon viso a cattivo gioco.  Una volta eliminate certe differenze determinate dalle diverse fortune naturali degli individui, sarà anche possibile giustificare quelle diseguaglianze che derivano semplicemente dall'uso diverso che gli individui, in piena libertà, fanno delle risorse che vengono loro date in dotazione, introducendo così un forte elemento di responsabilità riguardo alle proprie scelte. Per questo Dworkin definisce «eguaglianza liberale» la propria visione. E una elaborata teorizzazione del «liberalismo politico», che sia capace di rendere coerente la teoria della giustizia e i principi redistributivi che la informano con la questione del pluralismo come tratto persistente delle società democratiche, è ciò che caratterizza i saggi che Rawls ha pubblicato trent'anni dopo Una teoria della giustizia.  Lo stesso Sen apprezza di Rawls il fatto di porre al centro dell'attenzione la questione della libertà, anche se egli ritiene che solo il proprio approccio delle capacità - se confrontato con quelli di Rawls e di Dworkin - è in grado coniugare pienamente la questione della libertà con quella dell'eguaglianza.

Siamo di fronte a una nobile gara tra teorie felicemente dialoganti e fortemente intrecciate tra loro.  Il libro di Dworkin, non a caso, si chiude con un serrato confronto con Sen, nel quale cerca di mostrare la sostanziale equivalenza, sul piano dell'applicazione pratica, delle loro teorie.  Entrambe votate a cercare di farci cogliere la sottile distinzione tra «una nazione di uguali e una nazione di assuefatti».

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vedi anche
Filosofia (e) politica