Al nostro primo incontro della serie “Uomo primate o
primato dell'uomo?”, dedicato allo studio della Persona abbiamo invitato
il professor Alessandro Mauro, neurologo e neurofisiologo presso
l’istituto Auxologico di Pian Cavallo, che ha affrontato la tematica
dei rapporti esistenti tra cervello e mente, cercando di meglio
configurare quell’entità che comunemente definiamo “anima”.
Non esiste, secondo il professore, un concetto univoco di persona,
ma “
l’accento va posto sulla nozione del suo
divenire storico”,
in virtù dell’interazione tra stato biologico, io autocosciente,
ed ambiente esterno.
L’aspetto unico della persona umana è
l’autocoscienza, ovvero la consapevolezza di se stessi,
che dal punto di vista evoluzionistico è molto probabilmente
emersa grazie allo sviluppo del linguaggio.
La mente autocosciente,
l’anima, è altro rispetto al cervello, ma “
con esso interagisce sempre,
modificandone ed indirizzandone l’attività”. Il professore
rifiuta
dunque l’approccio riduzionista che intende l’anima come un prodotto
passivo del cervello, ma pone tali due diverse realtà in stretta
comunicazione e ne sottolinea la capacità d’automodificarsi,
caratteristica che distingue l’intelligenza umana da quelle
artificiali.
In realtà, precisa il Professore, “
è la potenzialità
dell’autocoscienza”
che rende un essere, persona, e solo alla luce della presenza o dell’assenza
di tale potenzialità si può dire quando un individuo inizi ad essere
persona e quando termini.
Tale considerazione apre prospettive
interessanti e autentiche circa l’aborto, l’eutanasia, il problema
dei disabili e dei pazienti in coma. “
Tutti gli uomini hanno in sé
la potenzialità dell’autocoscienza - precisa il Professore -
che si evolve pienamente mediante un processo dinamico in continuo divenire,
di pari passo con lo sviluppo biologico e l’interazione con l’ambiente”.
Articolo redatto da Gemma Cameroni per “
L'Azione”,
pubblicato in data 17 Marzo 2001