Giornata dedicata a Marcello Candia


Marcello Candia, il ricco industriale milanese che decise di dedicare i propri sforzi, le proprie sostanze e la propria vita a favore dei più poveri dei poveri nel Brasile delle favelas, è stata la figura di testimone della fede affrontata dai giovani della Nuova Regaldi nella loro sesta domenica di spiritualità e cultura, il giorno 29 aprile.

Il personaggio di Candia è di quelli davvero singolari per coerenza e per vocazione. Marcello infatti aveva un progetto, quello di partire missionario in Brasile, terra di cui si era innamorato ma di cui aveva notato l’estrema povertà di molta gente. Partirà dopo avere compiuto i cinquant’anni di età, ma tutto, nella sua vita, sarà una preparazione al suo lavoro nel grande paese sudamericano. A Milano, infatti, aveva fondato una rivista, intitolata “La Missione”, proprio per lo studio e l’approfondimento degli aspetti più significativi del mondo missionario e dei paesi di missione, con la collaborazione, fra l’altro, anche di alcuni studiosi non credenti che si ponevano interrogativi di tipo etico sulla povertà di alcune regioni del mondo.

Essenziale, per la sua formazione e le sue scelte future, è il convincimento (di matrice manzoniana) che la vita non dovesse essere un lusso per alcuni e un peso per altri, ma un impegno per tutti. Ed è stata soprattutto la madre, importante punto di riferimento anche se prematuramente scomparsa, a trasmettere al giovane Marcello l’amore per i poveri.«Marcello – ha spiegato Raffaella La Capria, esperta conoscitrice di Candia – non separava mai il suo impegno concreto dalla formazione spirituale e dalla preghiera, intesa come solida base di tutta la sua attività. Pur attaccato e contestato per la sua scelta a favore del Brasile, pensò e visse quest’ultima proprio come la sua speciale vocazione, maturata sicuramente grazie ad un’intensa vita di preghiera».

Molto stretti i rapporti dell’industriale-missionario con il suo vescovo, l’allora cardinale Montini (poi Papa Paolo VI), il quale suggeriva che l’ospedale prossimo ad essere fondato da Marcello fosse un “ospedale-scuola”, che promuovesse la formazione delle persone, ed un “ospedale brasiliano”, al servizio del popolo, che doveva essere coinvolto nel progetto, proprio perché la promozione umana doveva essere compiuta sul posto e doveva avere i brasiliani come protagonisti.

Insieme all’ospedale verrà fondata una scuola per infermieri, verranno formati medici e si costruiranno reparti di maternità e pediatria.

Per continuare la sua opera, Marcello darà vita, prima di morire, ad una fondazione, che porta il suo nome e che continua a tutt’oggi la sua opera in numerose parti del Brasile.

«Aveva fatto la scelta di non sposarsi – ha detto La Capria – per dedicarsi completamente alla sua attività missionaria, sorretto da una fede semplice ma profonda, nutrita di Messa quotidiana e di adorazione eucaristica». Anche la costruzione di un Carmelo è stata fra le sue numerose iniziative brasiliane, a testimonianza della centralità della preghiera nella sua vita.

Marcello passava il suo tempo a visitare i malati, soprattutto i lebbrosi, con grande umiltà, dopo avere ceduto la direzione dell’ospedale che aveva fatto costruire a Macapà. Ci appare come una persona semplice ma straordinaria, fedele al Vangelo e alle sue ispirazioni, che gli facevano vedere in ogni povero, in ogni malato il volto di Cristo sofferente.



Massimo Donaddio