Giornata dedicata a Gianna Beretta Molla


Giornata dedicata a San Giuseppe Gambaro È stata una giornata dedicata alla riflessione sul martirio e sulla testimonianza cristiana la domenica di spiritualità e cultura dei giovani della Nuova Regaldi, svoltasi l’11 marzo a Galliate. La figura del martire è quanto mai attuale proprio in questo paese dell’Ovest Ticino, che ha dato i natali a San Giuseppe Maria Gambaro, missionario francescano in Cina, ucciso nel corso della “rivolta dei Boxer”, nell’anno 1900. Padre Gambaro è stato canonizzato il primo ottobre 2000, con altri martiri cinesi (in tutto 120, 29 dei quali del ventesimo secolo).

Proprio sulle orme di San Giuseppe Maria Gambaro, a cui sono dedicate molte iniziative questa settimana a Galliate, i giovani del gruppo universitari hanno ascoltato la riflessione di padre Meo Elia, direttore della rivista missionaria “Missione oggi” di Brescia.

Padre Meo Elia ha cominciato il suo intervento mettendo in luce come ci siano costanti caratteristiche del martirio in ogni tempo e come ci siano caratteri propri del martirio in ogni determinato periodo storico. I primi santi erano tutti martiri, a cominciare da Santo Stefano.

«La prima caratteristica fondamentale del testimone del Signore - ha detto padre Meo Elia - è la sequela di Gesù: in lui infatti rivivono gli stessi sentimenti ed atteggiamenti di Gesù».

Inoltre, il martire offre la sua vita nelle mani di Dio e, pregando mentre viene ucciso, implora il perdono per i suoi assassini.

Infine, la forza del martire viene certamente da Dio.«Il martire – ha affermato padre Meo Elia – è una persona debole, ma nella prova si affida a Dio e riceve forza da Lui per offrire la propria vita».

Nella storia della Chiesa, si sono alternati diversi tipi di martirio: nei primi secoli, la suprema testimonianza cristiana era dovuta a motivi di confessione di fede; più avanti nei secoli, il martire era colui che difendeva la liberta di coscienza e la libertà della Chiesa contro il potere politico (come Thomas Becket o Thomas More); i martiri degli ultimi decenni, invece, sono martiri della carità: danno la vita per i fratelli, a difesa della persona umana, contro chi ne vuole schiacciare la dignità.

«I martiri della carità dei nostri giorni – ha ricordato padre Meo Elia – sono uomini e donne che difendono i diritti delle persone e dei poveri in particolare (come mons. Romero); sono coloro che difendono la dignità stessa dei loro fratelli (come mons. Gerardo in Guatemala); sono coloro che rimangono accanto agli oppressi in momenti storici particolarmente violenti (come nei casi dell’Algeria o del Burundi)».

Quasi sempre questi santi si trovano davanti ad un potere (il più delle volte politico) che vuole dominare, vuole essere assoluto, totalizzante e che si nutre di un’ideologia, sia essa quella dello Stato (come nel caso del comunismo), sia il razzismo (che provoca guerre etniche come in Jugoslavia e in Ruanda), sia il fondamentalismo religioso o sia il sistema economico attuale, basato sul capitalismo.

«Oggi il più importante motivo di martirio – ha detto padre Meo Elia – è la difesa della persona umana, immagine di Dio».

I martiri, come ricordava padre Arrupe, sono uomini spinti dall’amore di Cristo, che servono i fratelli, vivono con loro e danno la vita per difenderli.

«La testimonianza dei martiri – ha concluso padre Meo Elia – penso ci ponga molti interrogativi. È davvero Cristo il Signore della nostra vita? Abbiamo sufficiente senso critico rispetto agli idoli della nostra società? Dobbiamo sempre ricordarci che, anche nell’indifferenza del nostro tempo, la sequela di Gesù, tradotta nel servizio alla persona nella carità, si presenta come ciò che è genuinamente evangelico: e questo è eloquentissimo e fortemente desiderato dall’uomo».



Massimo Donaddio