Giornata dedicata a Pier Giorgio Frassati


Domenica 3 dicembre il gruppo degli universitari guidato da don Silvio Bargaglia ha vissuto la sua seconda domenica di spiritualità, dedicata, questa volta, a Pier Giorgio Frassati, il giovane beato, morto nel 1925 all’età di 24 anni.

A 75 anni dalla morte il beato Pier Giorgio è più che mai una figura di grande attualità, oltre che di esempio per i giovani.

Il gruppo si è recato quindi a Pollone (BI), nella villa della famiglia Frassati, dove, in questa splendida cornice, la prof. Carla Casalegno, autrice di tre monografie su Pier Giorgio, è intervenuta per far comprendere a tutti la semplice grandezza e santità di questo personaggio, non da tutti conosciuto. Un’altra tappa della giornata è stata quella, pomeridiana, al santuario di Oropa, meta dei pellegrinaggi giornalieri di Pier Giorgio quando si trovava a Pollone.

Ma chi era quel ragazzo, beatificato da Papa Giovanni Paolo II nel 1990? Lo hanno chiamato “il borghese della otto beatitudini” per la sua fede e la sua carità straordinarie.

Pier Giorgio era figlio di Alfredo Frassati, fondatore de “La Stampa”, uomo di punta della cultura liberale oltre che ambasciatore d’Italia a Berlino. Non aveva ricevuto una particolare educazione religiosa anche se già da piccolo aveva dimostrato grande generosità. L’incontro con la fede avviene negli anni degli studi all’istituto dei Padri Gesuiti.«Nasce qui – ha commentato la prof. Casalegno – la sua devozione per l’Eucaristia, che riceve tutti i giorni, e per la Vergine, che prega con il rosario». Durante gli anni della Grande Guerra si recava all’ospedale militare, mandava i suoi risparmi ai soldati al fronte, assisteva i malati di spagnola, cercava posti negli ospedali, faceva iniezioni, non preoccupandosi del contagio.

Aveva scelto, dopo la maturità, di frequentare la facoltà di Ingegneria mineraria, perché voleva stare vicino ai minatori, ultimi della società di allora: la sua era una scelta di vita laicale consapevole, per aiutare gli altri. Aveva molti amici, Pier Giorgio; amava la pace e la viveva; era impegnato politicamente e socialmente sulla linea di Toniolo e don Sturzo (essendosi iscritto nel 1920 al Partito Popolare Italiano). Faceva parte anche della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), del circolo cattolico operaio della FIAT: concepiva insomma la politica come carità e impegno per gli altri, pur dovendo i cattolici fare i conti con schieramenti opposti e a volte aggressivi (fascisti, comunisti, liberali). La sua fede si nutriva di adorazione eucaristica, della meditazione del Vangelo e di San Paolo, della Messa quotidiana, della lettura dei santi, di esercizi spirituali. Degna di nota è anche la sua appartenenza al terzo ordine domenicano col nome di frate Girolamo (in ricordo del Savonarola, grande riformatore politico-religioso). Pier Giorgio risulta come una figura straordinariamente completa: era amante della montagna, dove trovava la grandezza del Creatore e dove sentiva, salendo verso l’alto, la voce del Signore. Antifascista convinto, riempiva ogni momento della sua vita di carità e di generosità, correndo molti pericoli, vedendo sempre nei poveri la presenza di Cristo. Si è iscritto, nella sua breve vita, a moltissime associazioni, non chiudendosi mai in un gruppo isolato: viveva l’esperienza forte di ogni gruppo, in una dimensione ecclesiale, proprio perché si sentiva di appartenere solo a Cristo.

«Ai suoi funerali– ha ricordato Carla Casalegno – era presente una folla straordinaria di ricchi e di poveri, che parlavano già di santità per il giovane Pier Giorgio. Lo stesso concetto che avevano fatto intendere due persone così diverse, e contemporanee di Pier Giorgio, come Filippo Turati e il teologo Karl Rahner».



Massimo Donaddio