Oscar Arnulfo Romero

L'incarico di arcivescovo di San Salvador: Romero "voce dei senza voce"

Il 3 febbraio 1977 mons. Romero succede a mons. Chávez nella carica di arcivescovo di San Salvador. Pochi giorni dopo, le forze della repressione governativa attuano un massacro di manifestanti inermi, e, il 12 marzo viene assassinato il gesuita padre Rutilio Grande, impegnato nell'evangelizzazione e nell'aiuto dei contadini, al quale Romero è unito da un rapporto di stima ed amicizia. Questi fatti portano a compimento in mons. Romero la conversione iniziata a Santiago de María. Romero, vegliando sul cadavere del sacerdote amico, circondato dai contadini che, inermi davanti alla repressione, gli chiedono silenziosamente di essere difesi, comprende che suo compito di pastore è divenire loro difensore, "voce dei senza voce". "Monsignor Romero… sentì la chiamata di Cristo a vincere la sua naturale timidezza umana e a riempirsi della intrepidezza dell'apostolo", scrive il salesiano mons. Arturo Rivera Damas, con il quale Romero avrà un fecondo rapporto di collaborazione. Nel susseguirsi di violenze, uccisioni e "sparizioni" di persone ordinate o tollerate dal governo del paese, Romero, presto chiamato dal popolo con il semplice appellativo affettuoso di "Monsignore", nelle sue omelie denuncia le ingiustizie, invita i ricchi alla conversione, chiede il cambiamento di un sistema economico e politico che costringe la maggioranza della gente ad una vita di stenti priva di dignità, esprime la compartecipazione della Chiesa al dolore per le torture, le sparizioni e gli omicidi, pretendendo che la magistratura faccia luce sulle relative responsabilità. "Nel mio paese - confida - si sta assassinando nel più orribile dei modi. Devo difendere almeno il minimo, che è il massimo dono di Dio: la vita". Il nuovo atteggiamento di Monsignore, inatteso alla luce della sua storia personale, lo trasforma gradatamente, al di là della sua volontà, nel leader simbolico dei salvadoregni, mentre gli aliena i favori dell'oligarchia e quelli dei vescovi del paese (ad eccezione di mons. Rivera Damas) e della Curia vaticana, propensi a salvaguardare le buone relazioni con il governo piuttosto che a prendere le difese del popolo, nelle cui fila vi sono organizzazioni per la liberazione dall'oppressione, fra cui alcune di aperta ideologia comunista.

Monsignore non si occupa solo di denunciare a parole la situazione drammatica del suo popolo, ma agisce concretamente per aiutarlo, accogliendo chiunque si rivolga a lui, aprendo un ufficio per il soccorso giuridico, collaborando intensamente con Marianella García Villas, fondatrice della Commissione per i diritti umani del Salvador, in prima linea nella difesa dei cittadini e nel denunciare all'autorità giudiziaria le violenze perpetrate ai loro danni. L'impegno costante e coraggioso in favore dei poveri valgono a Romero la candidatura a Nobel per la pace (1978) e il conferimento della laurea ad honorem da parte dell'Università di Lovanio (Belgio).

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Romero presentato da don Mario Aldighieri