Enrico Nerviani

Enrico Nerviani


Amministratore del Comune di Novara per oltre venti anni, per quasi dieci è stato assessore all’istruzione e al decentramento, promuovendo e realizzando un eccezionale adeguamento e ampliamento della rete delle strutture scolastiche cittadine, nonché l’ammodernamento dei servizi scolastici, in particolare nel settore delle scuole materne e delle scuole dell’obbligo.Ha avviato, con l’istituzione dei quartieri, nel 1976, una delle esperienze più positive in Italia nel campo del decentramento e della partecipazione popolare alla vita amministrativa delle città.Eletto Consigliere regionale nel 1983 ed assessore nel 1988, è stato vicepresidente del Consiglio regionale nella V Legislatura e ha retto, nella Giunte Beltrami e Brizio, gli assessorati alla Pianificazione territoriale, ai Beni ambientali, alla Cultura, all’Istruzione e all’Università, ai Parchi e agli Enti locali, attivando significative iniziative legislative nel settore dell’organizzazione del territorio, del recupero del patrimonio culturale, della tutela dei beni ambientali  e del paesaggio, del decentramento universitario, dell’istituzione di nuove aree protette (completato il Piano dei Parchi, con l’istituzione di 13 nuove aree protette in quattro anni in Piemonte).Impegnato nella scuola, a diversi livelli, come insegnante e preside, comunque sempre interessato alle problematiche vivissime della nostra realtà scolastica, ha concluso  la sua presenza diretta come Preside del Liceo Classico “Pietro D’Anghiera” di Arona.Membro del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali del Piemonte, è attualmente impegnato in numerose iniziative culturali (è Presidente del Comitato per la valorizzazione della Sacra di San Michele, simbolo del Piemonte, e membro della Fondazione “Marazza” di Borgomanero) e di promozione della partecipazione e dell’impegno civile.Giornalista pubblicista, è, fra l’altro, collaboratore, soprattutto per i problemi regionali, dei giornali cattolici novaresi e piemontesi. 

Programma della lista “Città nuova” “Nerviani Sindaco” 

Novara, cambiamenti radicali

La storia amministrativa di Novara è ricca di laboriosità, di competenze e generosità, di attenzione alle aree sociali in cui più forte si manifesta il disagio. La conseguenza di questa sensibilità si è tradotta nel tempo in strutture e servizi in grande misura  apprezzabili ed apprezzati dalla comunità.

Ogni progetto onesto parte da questa osservazione che richiama tutti al dovere di continuare progredendo, anche ora, mentre si impongono schemi nuovi suggeriti da eventi fino a qualche anno fa ritenuti ipotesi astratte cui non riservare seria e concreta attenzione.

In realtà, Novara sta conoscendo una trasformazione così profonda che trova l’uguale probabilmente solo nel tempo della grande rivoluzione industriale di fine ottocento e di primo novecento per il radicale cambiamento dei processi di produzione ma anche per un’acquisita posizione strategica nei collegamenti ferroviari e stradali Nord-Sud, Est-Ovest con l’Europa e, attraverso l’aeroporto di Malpensa, con tutto il mondo.

Parlare di Novara europea, Novara internazionale non significa più fare discorsi futuribili, ma descrivere uno stato di fatto, una prospettiva di assoluta prossimità.

Occorre cogliere ora tutte le potenzialità di questi fatti di straordinaria rilevanza, anche se con non limitati margini di rischio per un’ordinata crescita sociale e per una corretta gestione del territorio.

Alta capacità ferroviaria, ampliamento e consolidamento di Malpensa, collegamento ferroviario con lo stesso aeroporto, completamento del Centro Intermodale delle Merci, tangenziale sud possono essere risorse per la crescita del benessere sociale ed economico della comunità. Ma il governo pubblico dei processi di realizzazione delle opere diventa un

imperativo morale forte per ridurre e contenere i  rischi a cui già si è fatto cenno.

Di certo né Malpensa, né l’Alta Capacità ferroviaria con la loro clamorosa incidenza sull’equilibrio del territorio non sono state né pensate né volute dai novaresi. La volontà esterna ha prevalso su tutto. Ma così è, e non pare che i tempi siano quelli di un cambiamento nel senso di un maggior coinvolgimento nelle responsabilità decisionali prime degli enti locali. Eppure vi sono ancora spazi per correggere e controllare procedure e azioni perché le grandi opere non diventino opportunità per interventi dirompenti con danni gravi ed irreversibili per il territorio e le comunità locali.

Il Comune di Novara dovrà esplorarli tutti e porsi come severo soggetto interlocutore con i responsabili della realizzazione delle opere in questione.

Pare dunque non solo opportuno ma assolutamente necessario che la prossima Amministrazione si doti di una struttura leggera ma penetrante che, sotto la guida di un assessore e in scontato collegamento ”dipartimentale” con gli altri assessorati più direttamente coinvolti, nonché con i Comuni più fortemente attratti dal capoluogo, segua con puntualità quotidiana la vicenda dei grandi interventi infrastrutturali che stanno interessando la città.

 

Territorio e rapporti intercomunali 

Il rapporto di Novara con i Comuni del territorio circostante è così scontatamente importante da non dover essere neppure richiamato. Ma anni di dichiarazioni di intenzioni di buona volontà non hanno impedito un’espansione urbanistica ed industriale di Comuni confinanti che non ha alcuna coerenza e compatibilità con l’assetto del Comune di Novara e che è stato solo capace di creare al sistema dei collegamenti stradali con il capoluogo difficoltà crescenti. Esse stanno portando, per esempio,  nell’area di San Martino e Santa Rita, ad una vera e propria paralisi del traffico.

L’autonomia dei Comuni, anche di quelli di piccolissime dimensioni, nell’approvazione rapida ed autonoma di varianti sostanziali accentuano i fenomeni di incoerenza e polverizzano il principio della programmazione ordinata dello sviluppo del territorio.

Non pare neppure sufficiente, per evitare la scomposizione di ogni criterio di meditata ed armoniosa crescita l’approvazione di piani sovracomunali o del Piano territoriale provinciale, per la loro limitata cogenza e la prevalente caratteristica di strumenti ordinatori.

Sono essi, tuttavia, una ricchezza della quale servirsi  da parte del Comune di Novara, in un rapporto virtuoso con gli enti sovraordinati –Provincia e Regione, titolari ciascuno di nuove o storiche competenze in materia di pianificazione del territorio.

Lo sviluppo urbanistico di Novara non può che essere pensato in una dimensione assai più vasta del suo attuale territorio, comprendente in primo luogo i Comuni confinanti ad ovest e a sud con i quali il rapporto è obbligato e non rinviabile.

I Comuni dell’Ovest Ticino sono già dotati  di un puntuale strumento per la gestione comune dei loro territori. I suoi effetti, pur tra inevitabili riserve, si sono già positivamente ed efficacemente dispiegati.

Il tema delle varianti facili o più facili, introdotto con discutibile entusiasmo dalla recente modifica della legge urbanistica regionale, è diventato centrale nella recente storia del Comune di Novara che si è incrociata con le decine di “Piani di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile del territorio”, a loro volta diventati curiosa, obbligata premessa alla variante generale del Piano regolatore della città.

Non se ne apprezza la filosofia e l’uso e si cercheranno per il futuro modalità di informazione, di conoscenza e di controllo, soprattutto a livello di quartiere, che consentano alla gente l’esercizio della titolarità del giudizio primo circa la validità dei progetti di variante e di qualunque altro strumento destinato a cambiare l’assetto urbanistico della città.

Rimangono assolutamente incomprensibili, scelta, determinazione e tempi per la variante che muta la destinazione d’uso di area vincolata per motivi storici, culturali ed ambientali al fine di realizzare un cimitero per animali. Certamente era variante senza urgenza, certo non da inserire nell’ordine dei lavori a fine mandato del Consiglio Comunale.

Il comprensibile desiderio di concludere iter impegnativi –anche se discutibili sulle modalità di svolgimento- non può compensare il diritto all’approfondimento puntuale e diffuso di temi che segneranno la vita di ogni cittadino novarese per molti decenni.

Di qui l’obbligo di una rilettura puntuale dell’intera delibera programmatica di variante generale, le osservazioni alla quale non sono comunque di certo sollecitate né sollecitabili dal tempo elettorale al quale ci si è appena accostati.

 

Città universitaria

Nelle prospettive di cambiamento delle caratteristiche della città, ruolo altamente strategico non potrà non svolgere l’Università, alla quale  numerosi amministratori hanno  riservato negli anni ininterrotte attenzioni, svolgendo azioni, ai diversi livelli nazionale, regionale e locale, perché cadessero resistenze e si superassero gli ostacoli legislativi e burocratici che sistematicamente venivano alzati per rallentare il percorso o addirittura impedire il perseguimento dell’obbiettivo.

La comunità novarese dà importanza alla sua Università, ne riconosce la buona qualità, ma spesso pare considerarla corpo non omogeneo, ritardando quell’indispensabile assunzione di coscienza di essere città universitaria, della ricerca avanzata, insomma di élite  culturale, quanto meno in settori specifici, quali la chimica, la medicina, l’economia, la farmaceutica.

Il prossimo quinquennio dovrà vedere azioni concrete di raccordo tra il Comune e l’Università, anche attraverso la ricomposizione di organismi che, in forma adeguata ed anche diversa rispetto alle esperienze ormai concluse, sappiano portare all’opinione pubblica meno attenta il senso, il valore e le potenzialità del nuovo ateneo tripolare di cui Novara è parte fondamentale.

L’obbiettivo è: Novara, città universitaria, a tutti gli effetti, con le sue sedi funzionanti, con un adeguato sistema

di assistenza agli studenti, con un’intesa programmata con i servizi della città, ma anche con la ricerca di un meritato  riconoscimento pieno, in primo luogo nella realtà piemontese e lombarda.

 

Scuola

La tradizione scolastica della città vanta una qualità certamente al di sopra della media italiana.

Novara è stata tra le prime comunità a dotarsi di scuole materne alla fine del secolo scorso e da allora tutto il suo sistema scolastico ha sviluppato azioni su standard molto alti, spesso riferimento per numerose altre realtà del nostro Paese.

La scuola novarese merita dunque una considerazione tutta particolare. Il Comune se ne deve far carico, per la parte di competenza, specialmente –completata apprezzabilmente l’indispensabile messa a norma delle strutture- con una manutenzione adeguata, che costituisce da sempre uno dei problemi più seri per il patrimonio delle strutture pubbliche sulle quali gli interventi si svolgono abitualmente solo nelle situazioni di rilevante emergenza.

La progressiva acquisizione di autonomia degli istituti scolastici potrà favorire l’assunzione di responsabilità più diretta, anche in tema di manutenzione e gestione delle strutture e degli impianti. E' obbiettivo da perseguire con convinzione e determinazione.

Ma se sono queste premesse importanti, un rapporto diverso e più forte tra amministrazione e scuola, tra scuola e città, è il cuore di un’azione nuova che dovrà contrassegnare la vita di Novara per i prossimi cinque anni. La città ordinata, la città solidale, la città partecipata, la città efficiente nascono anche da progetti educativi condivisi, di cui le scuole e il Comune  possono essere congiuntamente e autorevolmente promotori.

Ma persino nell’ambito della sperimentazione educativa e didattica, l’amministrazione può svolgere azioni eccezionali, in specie nel tempo della riorganizzazione complessiva della scuola e della creazione dei nuovi cicli, nonché della sfera della scuola dell’infanzia dove i tre “sistemi” attualmente esistenti a Novara -quello statale, quello comunale, quello privato - possono integrare, approfondire d’intesa percorsi di ricerca e diventare laboratorio d’avanguardia di livello nazionale.

E momento fondamentale, anche se con limitate competenze, il Comune dovrà essere in tema di formazione professionale, come soggetto di raccordo fra le istanze del mondo produttivo e l’attività dei numerosi enti gestori della formazione, in scontata collaborazione con Provincia e Regione.

Il discorso della formazione professionale si collega a quello più specifico e concreto del lavoro e delle modalità per avere informazioni per individuare i canali più rapidi per accostarvisi.

Lo snellimento progressivo del sistema di avviamento al lavoro da tempo in atto fa assumere un ruolo di maggior rilievo agli strumenti di informazione ai giovani che il Comune ha già in parte attivato. Rimane la via maestra dello stretto collegamento con le forze imprenditoriali, con le associazioni dei commercianti e degli artigiani non sempre adeguatamente e coordinatamente battuta nel tempo passato.

Su tutto il dovere di una rigorosa vigilanza sulle situazioni di crisi che hanno assunto a volte dimensioni tali da costituire vere e proprie sofferenze per l’intera città. Alcune di esse, nel lontano e nel recente passato, hanno trovato soluzione nella determinata ed illuminata iniziativa dei Sindaci e delle Amministrazioni Comunali.

 

Giovani: un dialogo più approfondito

Alla scuola e all’Università si collega il tema dei giovani e delle politiche che li riguardano.

Il Comune ne può sviluppare alcune e soprattutto promuoverne altre. Non può certo, per esempio, entrare nell’ambito della organizzazione scolastica o universitaria, ma continuare l’azione di sollecitazione perché le scuole siano vive anche nei tempi non canonici delle lezioni e delle verifiche è dal punto di vista educativo non irrilevante per la città. Così come diventa idonea a prevenire gravi disagi personali e sociali un’attenzione specifica della comunità al fenomeno degli abbandoni scolastici anticipati che devono essere almeno in parte recuperati attraverso iniziative formative in cui il Comune può essere direttamente coinvolto.

Ancora più specifico è il dovere dell’amministrazione comunale di fornire informazioni ai giovani, nel campo dell’avviamento al lavoro, ma anche delle iniziative culturali, ricreative, sportive, accentuando il servizio in questo campo già avviato.

Così come doveroso appare il sostegno all’associazionismo giovanile sia quello tradizionale e consolidato, sia quello che deve misurarsi, perché in fase di avvio, con le difficoltà della collocazione fisica e delle formalità burocratiche spesso di non irrilevante consistenza.

L’obbiettivo più alto, al raggiungimento del quale anche il Comune può seriamente contribuire , è il coinvolgimento dei giovani sui temi più rilevanti per la città. L’impegno sui temi amministrativi può essere adeguata premessa per una riscoperta della politica e del dovere di riproporla come faticoso, obbligatorio servizio per una società più consapevole e giusta.

 

Una città partecipata

I quartieri sono ormai una realtà consolidata, uno strumento di democrazia insostituibile, riconosciuto e riconoscibile anche dall’area più distratta della pubblica opinione. Questo non significa che essi non stiano vivendo un momento di difficoltà, una crisi di fiducia in se stessi, per presunta insufficienza di mezzi e di risorse che costituirebbe una delle ragioni della poca attrazione che esercitano anche su cittadini che grande contributo potrebbero dare alla vita amministrativa della città.

A correzione di limiti deprecati, pur in termini spesso esagerati (quando i quartieri hanno voluto svolgere azioni significative e hanno messo in campo la loro autentica autorevolezza politica, gli obbiettivi li hanno raggiunti tutti) vi è ora  una proposta di nuovo regolamento, interrotta nel suo iter da intoppi procedurali, di cui si condivide gran parte del contenuto, fatta salva quella relativa alle modalità di elezione del Consiglio, ispirata al criterio maggioritario, con stratosferici premi di maggioranza che escludono di fatto presenze politiche significative che un proporzionale assennato assicurerebbe con saggezza.

Il futuro Consiglio ha il dovere di non lasciare degradare mai la vita di alcun Consiglio circoscrizionale, come molto spesso è avvenuto, esercitando il diritto, da consolidare, dello scioglimento e del rinnovo obbligato, prima della naturale scadenza, a fronte di situazioni che paralizzano la vita del quartiere.

E’ questa la prima riforma da attuare: il rapporto stretto tra Amministrazione Comunale e Quartieri, anche con l’obbiettivo di un prudente controllo della regolarità della vita dei consigli circoscrizionali.

 

Novara della solidarietà

Novara è sicuramente tra le città segnate da maggior benessere nel nostro paese. I depositi bancari ne sanzionano una posizione di eccellenza. Ancor più dolorosa appare per questo, qui, l’area della sofferenza e del bisogno che non sembra ridursi ma, al contrario, pare estendersi a famiglie monoreddito o con persone in difficoltà a carico, un tempo sicuramente lontane dalla fascia della povertà.

A fronteggiare i mille problemi che alle sofferenze personali e sociali sono collegati vi è una apprezzabile rete di servizi pubblici e, miracolosamente, la ben nota rete dei servizi resi dalle associazioni di volontariato, coordinate ormai in modo positivo ed efficace.

Il recupero di nuove risorse per adeguare e migliorare le iniziative già in atto nell’area del bisogno sembra possibile, anche con la pretesa del riequilibrio della distribuzione delle quote regionali in materia di assistenza, oltreché del reperimento in bilancio di disponibilità derivanti dal ritocco delle fonti di entrata che hanno ancora margini di estensione.

Tre gli obbiettivi principali: la valorizzazione piena delle risorse  umane del volontariato attraverso intese forti con il Comune; una sempre maggior apertura degli spazi “protetti” alla città; nuove strutture in risposta alla sempre crescente richiesta di assistenza ad anziani non autosufficienti, e in particolare ai malati di Alzheimer.

Nel settore dell’infanzia, la prossima amministrazione dovrà considerevolmente ridurre le liste di attesa negli asili nido. Esse segnalano necessità vere che meritano seria considerazione.

Per quanto riguarda il crescente problema dell’immigrazione, Novara non può lasciarsi tentare a ridurre il suo spirito di accoglienza e tolleranza che dovrà anche accentuare per favorire un’integrazione che è premessa di benessere per tutti. Ma la regolarizzazione delle situazioni si impone, perché la sicurezza, che anche collegata ai livelli di ”regolarità” delle presenze, è diritto primo del cittadino  e a nessuno è consentito disturbare, come sta accadendo troppo spesso, la sfera delle libertà individuali, ai parcheggi, come nelle abitazioni private, e nelle situazioni più diverse.

Il più ridotto problema dei nomadi ha avuto finora soluzioni fortemente contrastate. Certamente il trasferimento di un campo da Sant’Agabio a Santa Rita, che già ospitava altro campo da molti anni, non è parso e non pare in coerenza con il principio dell’equità nella distribuzione dei carichi fra i quartieri della città. Le promesse di provvisorietà del nuovo insediamento andranno puntualmente ricordate con la ricerca di risposte più eque.

 

Manutenzione e recupero

Il segno distintivo di gran parte degli edifici pubblici, e Novara non fa eccezione, è la trascuratezza con cui vengono tenuti. Edifici nuovi spesso decadono in pochi anni e i costi per ripristinarne il decoro, quando gli interventi non sono più rinviabili, sono pesantissimi.

Il prossimo quinquennio darà conto di positiva gestione se segnerà un corso nuovo anche per questo aspetto, con un piano generale e pluriennale della manutenzione e con la responsabilizzazione di coloro che gli edifici usano o abitano perché siano attenti custodi del patrimonio che è loro affidato.

Per alcune strutture c’è ormai la necessità di interventi dai costi esorbitanti o addirittura del martello pneumatico, tanto per indicare la inevitabilità della demolizione.

Vi sono tra i tanti casi esemplari di un degrado manutentivo grave che tutte le amministrazioni, all’inizio del loro mandato, hanno presentato come insopportabili ma che, malgrado la migliore buona volontà, non hanno avuto la possibilità di sanare. Sono da assumere come obbiettivi seri della prossima tornata amministrativa, con carichi che non potranno essere solo comunali: il vecchio stadio, il Castello, Casa Bossi, di cui tutti sono davvero stanchi di parlare con un profondo senso di impotenza.

Un discorso parallelo sarebbe da farsi per molti edifici privati del centro storico, anche se il fervore del restauro su queste case di pregio è indiscutibile e va solo ulteriormente incoraggiato.

 

Centro storico

Novara “vive” nel suo centro storico. Esso è meta ogni giorno di decine di migliaia di cittadini che vi si recano per raggiungere uffici pubblici, negozi e semplicemente, i giovani fra tutti, per incontrarsi.

E’ il salotto della città: la sua cura è esemplare dell’attenzione all’intera realtà urbana.

Il tono generale che attualmente lo contraddistingue non è adeguato, pur se appaiono evidenti, positivi sforzi per migliorarlo. I cittadini, in larga misura, si lagnano  di una pulizia insufficiente, delle aggressioni a muri e monumenti, di autentici vandali, graffitari sconsiderati che minano o compromettono ricchezze di tutti, ma anche la piacevole accostabilità di luoghi eccezionali per storia e per bellezza.

Ma si lamentano anche di una pedonilazzione sovente solo teorica, infranta spesso da impuniti segni di autentica prepotenza “automobilistica”.

Una riflessione va fatta anche sull’uso del centro per fiere, banchetti, installazione di pagode delle più varie dimensioni per vendite o manifestazioni speciali di cui poco si sente la necessità. Al riguardo è indispensabile una programmazione annuale seria coinvolgente i responsabili dei beni culturali e dell’arredo urbano, mentre si fa comunque perentoria la necessità di un’adeguata sede fieristica permanente.

Molti segnalano l’assenza di un controllo attivo e vorrebbero una vigilanza determinata e preventiva che non la più arrendevole azione di repressione attraverso le multe alle auto in sosta.

In realtà va del tutto riletta e utilizzata la grande professionalità della polizia urbana che sempre meno dovrebbe essere impiegata in attività “secondarie” e sempre più in azioni di vigilanza e di tempestiva repressione delle illegalità, nonché di diretto aiuto ai cittadini.

Un centro storico tutto da riscoprire, ora che Duomo, Battistero, Canonica, Cupola conoscono una vita nuova e diventano percorso attraente anche sotto il profilo turistico.

Potrà fra breve venire tempo in cui gli sforzi fatti per la ricostruzione di un sistema museale novarese raggiungano lo scopo. Per questo, c’è da lavorare, con grande concretezza, nei prossimi anni.

Un centro storico rinnovato, riordinato, custodito è anche garanzia per la crescita della qualità dell’offerta commerciale, in parte compromessa dall’esplosione dei grandi “centri” che sono già davvero troppi. I commercianti avvertono interesse per un sostanziale cambiamento del loro modo di operare ma ragionevolmente pretendono in parallelo un clima diverso nell’ambiente in cui svolgere la loro attività.

 

L’area verde circostante

Se il centro è a rischio di compromissione, ugualmente pare esserlo la fascia verde attorno al nucleo urbano, ancora prevalentemente destinata all’uso agricolo. Le grandi opere, di cui si è detto in apertura, non potranno non lasciare ferite profonde e necessità di ripristini che il passato ricorda difficili e contrastati. Ma non solo. E’ noto che non passa giorno che non si scopra, anche in località insospettate, qualche deposito irregolare di materiale inerte o assai peggio di materiale inquinante e pericoloso per la salute. Gli sforzi di controllare il territorio sembrano inani, le forze dell’ordine insufficienti, mentre sembra crescere anche il fenomeno del piccolo abusivismo, prima quasi ignoto a Novara.

Il controllo deve dunque essere fatto con più determinazione ed anche con il sistematico controllo aereo delle trasformazioni che avvengono per verificarne la coerenza con le autorizzazioni concesse.

Ugualmente deve stabilirsi intesa con i proprietari dei fondi perché questi  siano controllati e tenuti in condizioni igieniche tollerabili, pur in imminente modifica della destinazione d’uso. Il discorso della corretta tenuta del territorio interessa anche le strade poderali rese qualche volta impercorribili da impedimenti la cui origine non può essere riconosciuta accettabile.

Il discorso deve valere per tutta l’area verde circostante la città, ma a maggior ragione deve accentuarsi quando si tratta di ambiti vincolati o “prenotati” da specifici piani.

E’ davvero tempo che finisca degrado, inquinamento per Agogna e Terdoppio e che i relativi progetti di parco comincino ad essere una realtà e non soltanto una raccolta di carte. Stesso impegno per il Parco della Battaglia comprendente la valletta dell’Arbogna dove i rischi di compromissione sono al momento forse più accentuati che altrove.

I cittadini su questi obbiettivi sono chiamati a capire, a seguire e ad impegnarsi perché gli obiettivi diventino obbiettivi di tutti.

E’ anche una via per aprire un rapporto diverso  su grandi temi dell’acqua e dell’aria su cui l’impegno attuale va continuato ed esaltato con decisione.

In merito al problema ormai centrale in qualsiasi città, quello dello smaltimento dei rifiuti, vanno  chiariti in modo definitivo ruolo e rapporti dell’Assa di Novara con il Consorzio e va accentuato il senso della trasformazione dell’Azienda Municipalizzata in Spa. Il discorso vale per tutte le municipalizzate che devono nel tempo breve trovare forza per rinnovarsi, per costare di meno, affrontare positivamente la concorrenza, assicurare servizi più puntuali, insomma essere sul mercato evitando cambiamenti di mera facciata.

 

Il federalismo possibile

La legge 142, i cosiddetti “Bassanini”, ma soprattutto le recenti modifiche portate all art. V della Costituzione hanno radicalmente cambiato, soprattutto in prospettiva, gli ambiti di competenza e di responsabilità di Regioni, Province, e Comuni.

Il Comune di Novara non deve giungere impreparato agli appuntamenti con il federalismo e deve continuare una tradizione di serietà e di efficienza amministrativa più volte segnalata, nella sua storia, anche a livello nazionale.

La qualità del personale di cui il Comune dispone è rilevante e soprattutto è diffusa la disponibilità a migliorare continuamente competenze e professionalità nel rapporto con il cittadino.

L’obbiettivo in questo caso è quello di tradurre le potenzialità del personale in autentica ricchezza per tutti.

E’ possibile e non è solo questione di costi.

L’avanzamento di processo di informatizzazione è altro punto di rilievo del programma, e non solo per problemi di rapidità e di efficienza nella erogazione di informazioni e di servizi, ma anche per ragioni di equità e trasparenza.





Inizio Pagina

Successivo: Alberto Pacelli





Giancarlo Travagin

Area sociolpolitica, programma 2000/2001

Incontro Coi Sindaci