Amministratore
del Comune di Novara per oltre venti anni, per quasi dieci è stato assessore
all’istruzione e al decentramento, promuovendo e realizzando un eccezionale
adeguamento e ampliamento della rete delle strutture scolastiche cittadine,
nonché l’ammodernamento dei servizi scolastici, in particolare nel settore
delle scuole materne e delle scuole dell’obbligo.Ha avviato, con
l’istituzione dei quartieri, nel 1976, una delle esperienze più positive in
Italia nel campo del decentramento e della partecipazione popolare alla vita
amministrativa delle città.Eletto Consigliere regionale nel 1983 ed assessore
nel 1988, è stato vicepresidente del Consiglio regionale nella V Legislatura e
ha retto, nella Giunte Beltrami e Brizio, gli assessorati alla Pianificazione
territoriale, ai Beni ambientali, alla Cultura, all’Istruzione e
all’Università, ai Parchi e agli Enti locali, attivando significative
iniziative legislative nel settore dell’organizzazione del territorio, del
recupero del patrimonio culturale, della tutela dei beni ambientali
e del paesaggio, del decentramento universitario, dell’istituzione di
nuove aree protette (completato il Piano dei Parchi, con l’istituzione di 13
nuove aree protette in quattro anni in Piemonte).Impegnato nella scuola, a
diversi livelli, come insegnante e preside, comunque sempre interessato alle
problematiche vivissime della nostra realtà scolastica, ha concluso
la sua presenza diretta come Preside del Liceo Classico “Pietro D’Anghiera”
di Arona.Membro del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto di Ricerche
Economiche e Sociali del Piemonte, è attualmente impegnato in numerose
iniziative culturali (è Presidente del Comitato per la valorizzazione della
Sacra di San Michele, simbolo del Piemonte, e membro della Fondazione
“Marazza” di Borgomanero) e di promozione della partecipazione e
dell’impegno civile.Giornalista pubblicista, è, fra l’altro, collaboratore,
soprattutto per i problemi regionali, dei giornali cattolici novaresi e
piemontesi.
Programma della lista “Città nuova”
“Nerviani Sindaco”
Novara, cambiamenti radicali
La storia amministrativa di Novara è ricca di laboriosità,
di competenze e generosità, di attenzione alle aree sociali in cui più forte
si manifesta il disagio. La conseguenza di questa sensibilità si è tradotta
nel tempo in strutture e servizi in grande misura
apprezzabili ed apprezzati dalla comunità.
Ogni progetto onesto parte da questa osservazione che
richiama tutti al dovere di continuare progredendo, anche ora, mentre si
impongono schemi nuovi suggeriti da eventi fino a qualche anno fa ritenuti
ipotesi astratte cui non riservare seria e concreta attenzione.
In realtà, Novara sta conoscendo una trasformazione così
profonda che trova l’uguale probabilmente solo nel tempo della grande
rivoluzione industriale di fine ottocento e di primo novecento per il radicale
cambiamento dei processi di produzione ma anche per un’acquisita posizione
strategica nei collegamenti ferroviari e stradali Nord-Sud, Est-Ovest con
l’Europa e, attraverso l’aeroporto di Malpensa, con tutto il mondo.
Parlare di Novara europea, Novara internazionale non
significa più fare discorsi futuribili, ma descrivere uno stato di fatto, una
prospettiva di assoluta prossimità.
Occorre cogliere ora tutte le potenzialità di questi fatti
di straordinaria rilevanza, anche se con non limitati margini di rischio per
un’ordinata crescita sociale e per una corretta gestione del territorio.
Alta capacità ferroviaria, ampliamento e consolidamento di
Malpensa, collegamento ferroviario con lo stesso aeroporto, completamento del
Centro Intermodale delle Merci, tangenziale sud possono essere risorse per la
crescita del benessere sociale ed economico della comunità. Ma il governo
pubblico dei processi di realizzazione delle opere diventa un
imperativo morale forte per ridurre e contenere i
rischi a cui già si è fatto cenno.
Di certo né Malpensa, né l’Alta Capacità ferroviaria
con la loro clamorosa incidenza sull’equilibrio del territorio non sono state
né pensate né volute dai novaresi. La volontà esterna ha prevalso su tutto.
Ma così è, e non pare che i tempi siano quelli di un cambiamento nel senso di
un maggior coinvolgimento nelle responsabilità decisionali prime degli enti
locali. Eppure vi sono ancora spazi per correggere e controllare procedure e
azioni perché le grandi opere non diventino opportunità per interventi
dirompenti con danni gravi ed irreversibili per il territorio e le comunità
locali.
Il Comune di Novara dovrà esplorarli tutti e porsi come
severo soggetto interlocutore con i responsabili della realizzazione delle opere
in questione.
Pare dunque non solo opportuno ma assolutamente necessario
che la prossima Amministrazione si doti di una struttura leggera ma penetrante
che, sotto la guida di un assessore e in scontato collegamento
”dipartimentale” con gli altri assessorati più direttamente coinvolti,
nonché con i Comuni più fortemente attratti dal capoluogo, segua con puntualità
quotidiana la vicenda dei grandi interventi infrastrutturali che stanno
interessando la città.
Territorio e rapporti intercomunali
Il rapporto di Novara con i Comuni del territorio
circostante è così scontatamente importante da non dover essere neppure
richiamato. Ma anni di dichiarazioni di intenzioni di buona volontà non hanno
impedito un’espansione urbanistica ed industriale di Comuni confinanti che non
ha alcuna coerenza e compatibilità con l’assetto del Comune di Novara e che
è stato solo capace di creare al sistema dei collegamenti stradali con il
capoluogo difficoltà crescenti. Esse stanno portando, per esempio,
nell’area di San Martino e Santa Rita, ad una vera e propria paralisi
del traffico.
L’autonomia dei Comuni, anche di quelli di piccolissime
dimensioni, nell’approvazione rapida ed autonoma di varianti sostanziali
accentuano i fenomeni di incoerenza e polverizzano il principio della
programmazione ordinata dello sviluppo del territorio.
Non pare neppure sufficiente, per evitare la scomposizione
di ogni criterio di meditata ed armoniosa crescita l’approvazione di piani
sovracomunali o del Piano territoriale provinciale, per la loro limitata cogenza
e la prevalente caratteristica di strumenti ordinatori.
Sono essi, tuttavia, una ricchezza della quale servirsi da
parte del Comune di Novara, in un rapporto virtuoso con gli enti sovraordinati
–Provincia e Regione, titolari ciascuno di nuove o storiche competenze in
materia di pianificazione del territorio.
Lo sviluppo urbanistico di Novara non può che essere
pensato in una dimensione assai più vasta del suo attuale territorio,
comprendente in primo luogo i Comuni confinanti ad ovest e a sud con i quali il
rapporto è obbligato e non rinviabile.
I Comuni dell’Ovest Ticino sono già dotati
di un puntuale strumento per la gestione comune dei loro territori. I
suoi effetti, pur tra inevitabili riserve, si sono già positivamente ed
efficacemente dispiegati.
Il tema delle varianti facili o più facili, introdotto con
discutibile entusiasmo dalla recente modifica della legge urbanistica regionale,
è diventato centrale nella recente storia del Comune di Novara che si è
incrociata con le decine di “Piani di riqualificazione urbana e sviluppo
sostenibile del territorio”, a loro volta diventati curiosa, obbligata
premessa alla variante generale del Piano regolatore della città.
Non se ne apprezza la filosofia e l’uso e si cercheranno
per il futuro modalità di informazione, di conoscenza e di controllo,
soprattutto a livello di quartiere, che consentano alla gente l’esercizio
della titolarità del giudizio primo circa la validità dei progetti di variante
e di qualunque altro strumento destinato a cambiare l’assetto urbanistico
della città.
Rimangono assolutamente incomprensibili, scelta,
determinazione e tempi per la variante che muta la destinazione d’uso di area
vincolata per motivi storici, culturali ed ambientali al fine di realizzare un
cimitero per animali. Certamente era variante senza urgenza, certo non da
inserire nell’ordine dei lavori a fine mandato del Consiglio Comunale.
Il comprensibile desiderio di concludere iter impegnativi
–anche se discutibili sulle modalità di svolgimento- non può compensare il
diritto all’approfondimento puntuale e diffuso di temi che segneranno la vita
di ogni cittadino novarese per molti decenni.
Di qui l’obbligo di una rilettura puntuale dell’intera
delibera programmatica di variante generale, le osservazioni alla quale non sono
comunque di certo sollecitate né sollecitabili dal tempo elettorale al quale ci
si è appena accostati.
Città universitaria
Nelle prospettive di cambiamento delle caratteristiche
della città, ruolo altamente strategico non potrà non svolgere l’Università,
alla quale numerosi amministratori
hanno riservato negli anni
ininterrotte attenzioni, svolgendo azioni, ai diversi livelli nazionale,
regionale e locale, perché cadessero resistenze e si superassero gli ostacoli
legislativi e burocratici che sistematicamente venivano alzati per rallentare il
percorso o addirittura impedire il perseguimento dell’obbiettivo.
La comunità novarese dà importanza alla sua Università,
ne riconosce la buona qualità, ma spesso pare considerarla corpo non omogeneo,
ritardando quell’indispensabile assunzione di coscienza di essere città
universitaria, della ricerca avanzata, insomma di élite
culturale, quanto meno in settori specifici, quali la chimica, la
medicina, l’economia, la farmaceutica.
Il prossimo quinquennio dovrà vedere azioni concrete di
raccordo tra il Comune e l’Università, anche attraverso la ricomposizione di
organismi che, in forma adeguata ed anche diversa rispetto alle esperienze ormai
concluse, sappiano portare all’opinione pubblica meno attenta il senso, il
valore e le potenzialità del nuovo ateneo tripolare di cui Novara è parte
fondamentale.
L’obbiettivo è: Novara, città universitaria, a tutti
gli effetti, con le sue sedi funzionanti, con un adeguato sistema
di assistenza agli studenti, con un’intesa programmata
con i servizi della città, ma anche con la ricerca di un meritato
riconoscimento pieno, in primo luogo nella realtà piemontese e lombarda.
Scuola
La tradizione scolastica della città vanta una qualità
certamente al di sopra della media italiana.
Novara è stata tra le prime comunità a dotarsi di scuole
materne alla fine del secolo scorso e da allora tutto il suo sistema scolastico
ha sviluppato azioni su standard molto alti, spesso riferimento per numerose
altre realtà del nostro Paese.
La scuola novarese merita dunque una considerazione tutta
particolare. Il Comune se ne deve far carico, per la parte di competenza,
specialmente –completata apprezzabilmente l’indispensabile messa a norma
delle strutture- con una manutenzione adeguata, che costituisce da sempre uno
dei problemi più seri per il patrimonio delle strutture pubbliche sulle quali
gli interventi si svolgono abitualmente solo nelle situazioni di rilevante
emergenza.
La progressiva acquisizione di autonomia degli istituti
scolastici potrà favorire l’assunzione di responsabilità più diretta, anche
in tema di manutenzione e gestione delle strutture e degli impianti. E'
obbiettivo da perseguire con convinzione e determinazione.
Ma se sono queste premesse importanti, un rapporto diverso
e più forte tra amministrazione e scuola, tra scuola e città, è il cuore di
un’azione nuova che dovrà contrassegnare la vita di Novara per i prossimi
cinque anni. La città ordinata, la città solidale, la città partecipata, la
città efficiente nascono anche da progetti educativi condivisi, di cui le
scuole e il Comune possono essere
congiuntamente e autorevolmente promotori.
Ma persino nell’ambito della sperimentazione educativa e
didattica, l’amministrazione può svolgere azioni eccezionali, in specie nel
tempo della riorganizzazione complessiva della scuola e della creazione dei
nuovi cicli, nonché della sfera della scuola dell’infanzia dove i tre
“sistemi” attualmente esistenti a Novara -quello statale, quello comunale,
quello privato - possono integrare, approfondire d’intesa percorsi di ricerca
e diventare laboratorio d’avanguardia di livello nazionale.
E momento fondamentale, anche se con limitate competenze,
il Comune dovrà essere in tema di formazione professionale, come soggetto di
raccordo fra le istanze del mondo produttivo e l’attività dei numerosi enti
gestori della formazione, in scontata collaborazione con Provincia e Regione.
Il discorso della formazione professionale si collega a
quello più specifico e concreto del lavoro e delle modalità per avere
informazioni per individuare i canali più rapidi per accostarvisi.
Lo snellimento progressivo del sistema di avviamento al
lavoro da tempo in atto fa assumere un ruolo di maggior rilievo agli strumenti
di informazione ai giovani che il Comune ha già in parte attivato. Rimane la
via maestra dello stretto collegamento con le forze imprenditoriali, con le
associazioni dei commercianti e degli artigiani non sempre adeguatamente e
coordinatamente battuta nel tempo passato.
Su tutto il dovere di una rigorosa vigilanza sulle
situazioni di crisi che hanno assunto a volte dimensioni tali da costituire vere
e proprie sofferenze per l’intera città. Alcune di esse, nel lontano e nel
recente passato, hanno trovato soluzione nella determinata ed illuminata
iniziativa dei Sindaci e delle Amministrazioni Comunali.
Giovani: un dialogo più approfondito
Alla scuola e
all’Università si collega il tema dei giovani e delle politiche che li
riguardano.
Il Comune ne può
sviluppare alcune e soprattutto promuoverne altre. Non può certo, per esempio,
entrare nell’ambito della organizzazione scolastica o universitaria, ma
continuare l’azione di sollecitazione perché le scuole siano vive anche nei
tempi non canonici delle lezioni e delle verifiche è dal punto di vista
educativo non irrilevante per la città. Così come diventa idonea a prevenire
gravi disagi personali e sociali un’attenzione specifica della comunità al
fenomeno degli abbandoni scolastici anticipati che devono essere almeno in parte
recuperati attraverso iniziative formative in cui il Comune può essere
direttamente coinvolto.
Ancora più
specifico è il dovere dell’amministrazione comunale di fornire informazioni
ai giovani, nel campo dell’avviamento al lavoro, ma anche delle iniziative
culturali, ricreative, sportive, accentuando il servizio in questo campo già
avviato.
Così come doveroso appare il sostegno all’associazionismo giovanile
sia quello tradizionale e consolidato, sia quello che deve misurarsi, perché in
fase di avvio, con le difficoltà della collocazione fisica e delle formalità
burocratiche spesso di non irrilevante consistenza.
L’obbiettivo più
alto, al raggiungimento del quale anche il Comune può seriamente contribuire ,
è il coinvolgimento dei giovani sui temi più rilevanti per la città.
L’impegno sui temi amministrativi può essere adeguata premessa per una
riscoperta della politica e del dovere di riproporla come faticoso, obbligatorio
servizio per una società più consapevole e giusta.
Una città partecipata
I
quartieri sono ormai una realtà consolidata, uno strumento di democrazia
insostituibile, riconosciuto e riconoscibile anche dall’area più distratta
della pubblica opinione. Questo non significa che essi non stiano vivendo un
momento di difficoltà, una crisi di fiducia in se stessi, per presunta
insufficienza di mezzi e di risorse che costituirebbe una delle ragioni della
poca attrazione che esercitano anche su cittadini che grande contributo
potrebbero dare alla vita amministrativa della città.
A correzione di limiti deprecati, pur in termini spesso
esagerati (quando i quartieri hanno voluto svolgere azioni significative e hanno
messo in campo la loro autentica autorevolezza politica, gli obbiettivi li hanno
raggiunti tutti) vi è ora una
proposta di nuovo regolamento, interrotta nel suo iter da intoppi procedurali,
di cui si condivide gran parte del contenuto, fatta salva quella relativa alle
modalità di elezione del Consiglio, ispirata al criterio maggioritario, con
stratosferici premi di maggioranza che escludono di fatto presenze politiche
significative che un proporzionale assennato assicurerebbe con saggezza.
Il futuro Consiglio ha il dovere di non lasciare degradare
mai la vita di alcun Consiglio circoscrizionale, come molto spesso è avvenuto,
esercitando il diritto, da consolidare, dello scioglimento e del rinnovo
obbligato, prima della naturale scadenza, a fronte di situazioni che paralizzano
la vita del quartiere.
E’ questa la prima riforma da attuare: il rapporto
stretto tra Amministrazione Comunale e Quartieri, anche con l’obbiettivo di un
prudente controllo della regolarità della vita dei consigli circoscrizionali.
Novara della solidarietà
Novara
è sicuramente tra le città segnate da maggior benessere nel nostro paese. I
depositi bancari ne sanzionano una posizione di eccellenza. Ancor più dolorosa
appare per questo, qui, l’area della sofferenza e del bisogno che non sembra
ridursi ma, al contrario, pare estendersi a famiglie monoreddito o con persone
in difficoltà a carico, un tempo sicuramente lontane dalla fascia della povertà.
A fronteggiare i mille problemi che alle sofferenze
personali e sociali sono collegati vi è una apprezzabile rete di servizi
pubblici e, miracolosamente, la ben nota rete dei servizi resi dalle
associazioni di volontariato, coordinate ormai in modo positivo ed efficace.
Il recupero di nuove risorse per adeguare e migliorare le
iniziative già in atto nell’area del bisogno sembra possibile, anche con la
pretesa del riequilibrio della distribuzione delle quote regionali in materia di
assistenza, oltreché del reperimento in bilancio di disponibilità derivanti
dal ritocco delle fonti di entrata che hanno ancora margini di estensione.
Tre gli obbiettivi principali: la valorizzazione piena
delle risorse umane del
volontariato attraverso intese forti con il Comune; una sempre maggior apertura
degli spazi “protetti” alla città; nuove strutture in risposta alla sempre
crescente richiesta di assistenza ad anziani non autosufficienti, e in
particolare ai malati di Alzheimer.
Nel settore dell’infanzia, la prossima amministrazione
dovrà considerevolmente ridurre le liste di attesa negli asili nido. Esse
segnalano necessità vere che meritano seria considerazione.
Per quanto riguarda il crescente problema
dell’immigrazione, Novara non può lasciarsi tentare a ridurre il suo spirito
di accoglienza e tolleranza che dovrà anche accentuare per favorire
un’integrazione che è premessa di benessere per tutti. Ma la regolarizzazione
delle situazioni si impone, perché la sicurezza, che anche collegata ai livelli
di ”regolarità” delle presenze, è diritto primo del cittadino
e a nessuno è consentito disturbare, come sta accadendo troppo spesso,
la sfera delle libertà individuali, ai parcheggi, come nelle abitazioni
private, e nelle situazioni più diverse.
Il più ridotto problema dei nomadi ha avuto finora
soluzioni fortemente contrastate. Certamente il trasferimento di un campo da
Sant’Agabio a Santa Rita, che già ospitava altro campo da molti anni, non è
parso e non pare in coerenza con il principio dell’equità nella distribuzione
dei carichi fra i quartieri della città. Le promesse di provvisorietà del
nuovo insediamento andranno puntualmente ricordate con la ricerca di risposte più
eque.
Manutenzione e recupero
Il segno distintivo di gran parte degli edifici pubblici, e
Novara non fa eccezione, è la trascuratezza con cui vengono tenuti. Edifici
nuovi spesso decadono in pochi anni e i costi per ripristinarne il decoro,
quando gli interventi non sono più rinviabili, sono pesantissimi.
Il prossimo quinquennio darà conto di positiva gestione se
segnerà un corso nuovo anche per questo aspetto, con un piano generale e
pluriennale della manutenzione e con la responsabilizzazione di coloro che gli
edifici usano o abitano perché siano attenti custodi del patrimonio che è loro
affidato.
Per alcune strutture c’è ormai la necessità di
interventi dai costi esorbitanti o addirittura del martello pneumatico, tanto
per indicare la inevitabilità della demolizione.
Vi sono tra i tanti casi esemplari di un degrado
manutentivo grave che tutte le amministrazioni, all’inizio del loro mandato,
hanno presentato come insopportabili ma che, malgrado la migliore buona volontà,
non hanno avuto la possibilità di sanare. Sono da assumere come obbiettivi seri
della prossima tornata amministrativa, con carichi che non potranno essere solo
comunali: il vecchio stadio, il Castello, Casa Bossi, di cui tutti sono davvero
stanchi di parlare con un profondo senso di impotenza.
Un discorso parallelo sarebbe da farsi per molti edifici
privati del centro storico, anche se il fervore del restauro su queste case di
pregio è indiscutibile e va solo ulteriormente incoraggiato.
Centro storico
Novara “vive” nel suo centro storico. Esso è meta ogni
giorno di decine di migliaia di cittadini che vi si recano per raggiungere
uffici pubblici, negozi e semplicemente, i giovani fra tutti, per incontrarsi.
E’ il salotto della città: la sua cura è esemplare
dell’attenzione all’intera realtà urbana.
Il tono generale che attualmente lo contraddistingue non è
adeguato, pur se appaiono evidenti, positivi sforzi per migliorarlo. I
cittadini, in larga misura, si lagnano di
una pulizia insufficiente, delle aggressioni a muri e monumenti, di autentici
vandali, graffitari sconsiderati che minano o compromettono ricchezze di tutti,
ma anche la piacevole accostabilità di luoghi eccezionali per storia e per
bellezza.
Ma si lamentano anche di una pedonilazzione sovente solo
teorica, infranta spesso da impuniti segni di autentica prepotenza
“automobilistica”.
Una riflessione va fatta anche sull’uso del centro per
fiere, banchetti, installazione di pagode delle più varie dimensioni per
vendite o manifestazioni speciali di cui poco si sente la necessità. Al
riguardo è indispensabile una programmazione annuale seria coinvolgente i
responsabili dei beni culturali e dell’arredo urbano, mentre si fa comunque
perentoria la necessità di un’adeguata sede fieristica permanente.
Molti segnalano l’assenza di un controllo attivo e
vorrebbero una vigilanza determinata e preventiva che non la più arrendevole
azione di repressione attraverso le multe alle auto in sosta.
In realtà va del tutto riletta e utilizzata la grande
professionalità della polizia urbana che sempre meno dovrebbe essere impiegata
in attività “secondarie” e sempre più in azioni di vigilanza e di
tempestiva repressione delle illegalità, nonché di diretto aiuto ai cittadini.
Un centro storico tutto da riscoprire, ora che Duomo,
Battistero, Canonica, Cupola conoscono una vita nuova e diventano percorso
attraente anche sotto il profilo turistico.
Potrà fra breve venire tempo in cui gli sforzi fatti per
la ricostruzione di un sistema museale novarese raggiungano lo scopo. Per
questo, c’è da lavorare, con grande concretezza, nei prossimi anni.
Un centro storico rinnovato, riordinato, custodito è anche
garanzia per la crescita della qualità dell’offerta commerciale, in parte
compromessa dall’esplosione dei grandi “centri” che sono già davvero
troppi. I commercianti avvertono interesse per un sostanziale cambiamento del
loro modo di operare ma ragionevolmente pretendono in parallelo un clima diverso
nell’ambiente in cui svolgere la loro attività.
L’area verde circostante
Se il centro è a rischio di compromissione, ugualmente
pare esserlo la fascia verde attorno al nucleo urbano, ancora prevalentemente
destinata all’uso agricolo. Le grandi opere, di cui si è detto in apertura,
non potranno non lasciare ferite profonde e necessità di ripristini che il
passato ricorda difficili e contrastati. Ma non solo. E’ noto che non passa
giorno che non si scopra, anche in località insospettate, qualche deposito
irregolare di materiale inerte o assai peggio di materiale inquinante e
pericoloso per la salute. Gli sforzi di controllare il territorio sembrano
inani, le forze dell’ordine insufficienti, mentre sembra crescere anche il
fenomeno del piccolo abusivismo, prima quasi ignoto a Novara.
Il controllo deve dunque essere fatto con più
determinazione ed anche con il sistematico controllo aereo delle trasformazioni
che avvengono per verificarne la coerenza con le autorizzazioni concesse.
Ugualmente deve stabilirsi intesa con i proprietari dei
fondi perché questi siano
controllati e tenuti in condizioni igieniche tollerabili, pur in imminente
modifica della destinazione d’uso. Il discorso della corretta tenuta del
territorio interessa anche le strade poderali rese qualche volta impercorribili
da impedimenti la cui origine non può essere riconosciuta accettabile.
Il discorso deve valere per tutta l’area verde
circostante la città, ma a maggior ragione deve accentuarsi quando si tratta di
ambiti vincolati o “prenotati” da specifici piani.
E’ davvero tempo che finisca degrado, inquinamento per
Agogna e Terdoppio e che i relativi progetti di parco comincino ad essere una
realtà e non soltanto una raccolta di carte. Stesso impegno per il Parco della
Battaglia comprendente la valletta dell’Arbogna dove i rischi di
compromissione sono al momento forse più accentuati che altrove.
I cittadini su questi obbiettivi sono chiamati a capire, a
seguire e ad impegnarsi perché gli obiettivi diventino obbiettivi di tutti.
E’ anche una via per aprire un rapporto diverso
su grandi temi dell’acqua e dell’aria su cui l’impegno attuale va
continuato ed esaltato con decisione.
In merito al problema ormai centrale in qualsiasi città,
quello dello smaltimento dei rifiuti, vanno
chiariti in modo definitivo ruolo e rapporti dell’Assa di Novara con il
Consorzio e va accentuato il senso della trasformazione dell’Azienda
Municipalizzata in Spa. Il discorso vale per tutte le municipalizzate che devono
nel tempo breve trovare forza per rinnovarsi, per costare di meno, affrontare
positivamente la concorrenza, assicurare servizi più puntuali, insomma essere
sul mercato evitando cambiamenti di mera facciata.
Il federalismo possibile
La legge 142, i cosiddetti “Bassanini”, ma soprattutto
le recenti modifiche portate all art. V della Costituzione hanno radicalmente
cambiato, soprattutto in prospettiva, gli ambiti di competenza e di
responsabilità di Regioni, Province, e Comuni.
Il Comune di Novara non deve giungere impreparato agli
appuntamenti con il federalismo e deve continuare una tradizione di serietà e
di efficienza amministrativa più volte segnalata, nella sua storia, anche a
livello nazionale.
La qualità del personale di cui il Comune dispone è
rilevante e soprattutto è diffusa la disponibilità a migliorare continuamente
competenze e professionalità nel rapporto con il cittadino.
L’obbiettivo in questo caso è quello di tradurre le
potenzialità del personale in autentica ricchezza per tutti.
E’ possibile e non è solo questione di costi.
L’avanzamento di processo di informatizzazione è altro
punto di rilievo del programma, e non solo per problemi di rapidità e di
efficienza nella erogazione di informazioni e di servizi, ma anche per ragioni
di equità e trasparenza.
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